Quindi alla fine abbiamo veramente deciso di farlo…
Per me è sempre stato un sogno, per Serena forse è stato una conquista; nel senso che io ho sempre creduto che una delle cose più belle che avrei potuto fare sarebbe stato un lungo viaggio in terre lontane, per lei è stato un lento cammino che l’ha portata a decidere che forse quel progetto nascosto nei meandri di un’effimera idea sarebbe stato l’unica cosa sensata che avremmo potuto fare in questa fase della nostra vita.
Abituato a viaggiare fin da piccolo, ho sempre vissuto i periodi lontano da casa come istanti nei quali, dopo ore di apnea sott’acqua, fossi finalmente riuscito a riemergere e riprendere fiato. L’aria che riuscivo ad immagazzinare era vitale per poi sopravvivere una volta tornato.
Il viaggio per me è sempre stato ricerca; quando i miei genitori sceglievano una destinazione, passavo ore a guardare la cartina di quel paese, a disegnarne la bandiera per raccontare poi a tutti dove sarei andato. Una volta arrivato ero spaventato, come e forse più di altri bambini, ma lo stesso rimanevo affascinato dalle diversità che notavo, dalle cose strane che si potevano mangiare, dai nomi e dalle indicazioni che non comprendevo ma che tentavo di decifrare per essere parte, nel mio piccolo, di quella realtà.
Mi sono però sempre rammaricato, e ancora oggi mi succede, di non riuscire, da turista, a capire i luoghi che vedo, ed ho sempre pensato che il viaggio, lungo, senza vincoli di tempo e senza itinerari, avrebbe finalmente colmato questa lacuna.
Amo, ad esempio la Grecia e le Cicladi, ma le varie vacanze da quindici giorni che ho sempre fatto mi hanno solo fatto invidiare i personaggi di cellulosa di MEDITERRANEO che Salvatores aveva fatto perdere per tre anni in quella fantastica isola che è Kastellorizo.
In qualche modo voglio anch’io perdermi per il mondo per ri-equilibare tutto quello che ogni giorno,ormai da anni, non mi torna più.