Dalla fine del mondo bisogna pur risalire! La nostra prossima tappa è El Calafate, base di partenza per vedere il Parco Nacionales del Glaciares e, speriamo, qualche bella camminata sui vari sentieri di trekking della zona.
Abbiamo due alternative: un bus che in 18 ore ci farà arrivare a destinazione al costo di 100 € e un comodo aereo che per soli 10 € in più ci farà arrivare ad El Calafate con 17 ore di vantaggio rispetto al trasporto terrestre. Optiamo per la seconda soluzione anche perché dovremmo fare buona parte del percorso d’andata con le tre frontiere in 200 km fatte per arrivare ad Ushuaia.
El Calafate è un paese di 15.000 persone costruito attorno all’organizzazione delle varie escursioni verso i vari ghiacciai della zona, Perito Moreno su tutti.
Ben presto ci accorgiamo che la bassa stagione, vantaggi di poca affluenza a parte, presenta innumerevoli svantaggi legati alla possibilità di visitare la zona; non esistono molti collegamenti con le località circostanti, la maggior parte delle agenzie e ristoranti sono chiuse e, inoltre, sembra esserci una sorta di cartello tra gli esercizi commerciali aperti per tenere prezzi allineati e mediamente alti.
Non potendo fare altrimenti, dopo aver passato il primo giorno in totale relax, prenotiamo l’escursione al Perito Moreno per 25€ che diventano 30 perché, essendo bassa stagione, i minibus non partono dalla stazione degli autobus per scarsa adesione ma ti vengono a prendere in hotel. Peccato il bus fosse pieno e si sarebbe potuto benissimo organizzare la partenza standard però niente alternative.
Nessuno, agenzia, hotel o autista, ci avvisa che oltre ai 30€ ci sono altri 26€ a testa per l’ingresso nel parco nazionale e così, non avendo ritirato contante al Bancomat, siamo costretti a chiedere un prestito a Nikias, ragazzo tedesco nostro vicino di posto sul bus. Poco male, gli ridaremo i soldi al ritorno e andremo anche a cena con questo simpatico berlinese.
Considerazioni organizzative a parte il Perito Moreno è fantastico! La maestosità di questo ghiacciaio si scorge già a 8 Km di distanza dove il bus si ferma per una prima foto in lontananza. Più ci si avvicina più si ha modo di rendersi conto di quanto sia enorme questa meraviglia della natura; 50 metri di altezza, 120 di profondità sul fondo del Lago Argentino, 5 Km di fronte e ben 14 di lunghezza.
Il Ghiacciaio perde 1 metro all’anno perché la corrente del Lago Argentino crea pressione sulla punta più avanzata del fronte e provoca i famosi distacchi dei blocchi di ghiaccio dalla parete andando a formare piccoli Iceberg che andranno poi a sciogliersi sulla superficie del lago. Il Ghiacciaio però non si ritira perché il metro perso a valle viene recuperato a monte ogni anno.
Camminiamo per le passerelle poste di fronte al Ghiacciao per circa un’ora ammirando lo spettacolo è assistendo anche ad un distacco di un blocco dalla parete; incredibile per il suono che produce, simile ad un tuono, e per l’onda creata sulla superficie del lago.
Comincia a nevicare e il paesaggio boschivo nel quale stiamo camminando si tinge di bianco dando alla giornata un pizzico di magia che non guasta.
La giornata seguente la passiamo ad organizzare il proseguo del nostro cammino anche perché la bassa stagione ci costringe a rivedere quello che avevamo pianificato. La mitica Ruta 40 andina è chiusa in più punti e non c’è modo di percorrerla fermandosi in alcune cittadine che avevamo deciso di visitare; l’unica opzione di “uscita” dal El Calafate è un simpatico bus che in 28 ore ci porterà a San Carlos de Bariloche dove pare stia piovendo da circa 15 giorni! Vedremo cosa fare
L’ultimo giorno lo passiamo facendo una lunga camminata sulle sponde del lago Argentino potendo così vedere la nutrita colonia di fenicotteri rosa che vive abitualmente lungo questo tratto di costa.
Ultima cena in paese con un piatto di agnello Patagonico e poi a dormire perché l’indomani ci aspetta questo viaggio della speranza tra scenari sicuramente affascinanti ma che avremmo voluto gustare in maniera differente.