Lasciamo Angkor Wat e i suoi magnifici templi nascosti nella giungla in direzione della capitale della Cambogia Phnom Penh. Per farlo prenotiamo un bus extra lusso che qui vuol dire pagare circa 12 € ma con colazione a bordo, servizio Wi-Fi è presa per ricaricare cellulare IPad etc.
Il viaggio dura circa 6 ore nonostante i chilometri da percorrere siano poco più di 300; questo perché la strada ad una corsia di marcia è, per lunghi tratti, non asfaltata è abbastanza trafficata.
Il panorama è comunque molto suggestivo, verdi risaie e umili palafitte si alternano a chiassosi villaggi dove piccoli negozi, officine, bancarelle ingombrano e occupano ogni spazio disponibile.
Arriviamo nel primo pomeriggio nella capitale che, francamente, a prima vista ci sembra la classica caotica metropoli super affollata cresciuta a dismisura senza una chiara regola o buonsenso.
Decidiamo di fermarci due notti prima di riprendere il bus che ci porterà in Vietnam verso Saigon, ribattezzata dopo il 75 Ho Chi Minh City, vecchia capitale dell’Indocina francese.
Dopo un breve riposo nel nostro hotel a due passi dal fiume Tonle Sap, usciamo a piedi alla scoperta di quello che la città può offrire; visitiamo il mercato coperto, costruito dai francesi durante la loro occupazione coloniale dell’Indocina e constatiamo come, almeno per noi, la parte più interessante risulti essere sempre quella dedicata al cibo! Si trova di tutto e, come ormai siamo abituati, rimaniamo sempre abbastanza dubbiosi sulla qualità della merce che, esposta sotto il sole cocente, attira mosche e moscerini di tutti i tipi.
Pesce, carne, verdure, legumi e frutta sono gli articoli più facili da trovare e non troviamo niente di particolarmente strano come animali esotici o cibi lontani dalle nostre abitudini alimentari.
Torniamo in hotel e dopo una doccia rigenerante usciamo per cena; il quartiere che circonda l’hotel è completamente cambiato! Ristoranti e bar vari hanno acceso i neon e le insegne evidenziano locali che rimanevano opportunamente nascosti di giorno; il quadrilatero di vie che fiancheggiano il fiume è un susseguirsi di locali di dubbia reputazione davanti al quale ragazze troppo giovani fanno intendere quale potrebbe essere la specialità della casa!
La cosa particolare è che questi locali sono affiancati da eleganti ristoranti nei quali ceniamo con pochi dollari e con molta soddisfazione.
La giornata seguente visitiamo la Pagoda d’Argento e il Palazzo Reale, edifici degni di nota e comunque due delle poche cose che differenziano una città tutto sommato abbastanza grigia.
I monaci buddisti che passeggiano lungo il fiume danno una nota di serenità ad una città che avrebbe bisogno di qualche intervento strutturale importante.
Nel pomeriggio la visita che più racconta la recente storia di questo travagliato paese e che ci colpisce quanto la nostra visita nel campo di concentramento di Dachau. Entriamo nella famigerata S-21, vecchia scuola superiore mutata, dal regime di Pol Pot e dei Khmer Rossi, nella prigione luogo di torture per dissidenti, oppositori ma, sempre più spesso, semplici e umili persone che venivano sottratte alle loro case e qui trattenute prima di essere mandate a morire nei campi a sud della città.
Da questa prigione passarono 21.000 persone e solo 7 sopravvissero alla sommaria giustizia del regime. Due di loro li incontriamo a fine visita; due anziani signori che hanno deciso di passare la loro vecchiaia a raccontare quello che hanno passato a studenti, visitatori e chiunque abbia interesse a vedere Pol Pot per quello che è stato: un despota sanguinario e vendicativo che uccise circa un terzo della sua stessa gente per inseguire ideali falliti ormai fortunatamente in tutto il mondo.
Il regime durò solo tre anni, fino a quando il Vietnam conquistò il paese nel 1978 mantenendone il controllo fino al 1989.
La storia recente del Sud Est asiatico e dell’Indocina è senza dubbio una delle più travagliate e enigmatiche perché attorno a queste nazioni si sono giocate partire su scacchieri più vasti e delicati. Le colonie, la guerra fredda, le guerre vere, i regimi hanno sicuramente complicato la vita di persone semplici, gentili e cordiali come poche popolazioni al mondo.