Dopo tre mesi passati in Asia, lasciamo questo continente che ci ha affascinato, sorpreso, stancato e provato!
Avevamo scelto di visitare questo continente che per noi era pressoché sconosciuto avendo solo, prima d’ora, passato una settimana nella Hong Kong post controllo britannico che, malgrado non sia più inglese, ha mantenuto molte tradizioni che la legano alla vecchia Europa.
Un mese in Cina, e poi due mesi tra Thailandia, Cambogia, Vietnam, Laos e Myanmar! Tante tradizioni diverse e tanti però punti in comune che hanno rappresentato in parte il filo conduttore dal mese di Settembre ad oggi, dalla millenaria cultura Buddhista al riso semplicemente.
Rimane valida, a mio parere, la stessa valutazione fatta dopo i quasi tre mesi di Sudamerica: bello affascinante ma forse non ci vivrei!
La Cina ha rappresentato per noi l’impatto più forte e forse la delusione più grande; abbiamo visto scenari fantastici e fiabeschi come la grande Muraglia e le risaie di Longsheng, l’esercito di terracotta e i maestosi grattacieli di Shanghai, la decadente bellezza di Pechino e le anse magiche del fiume Li però, purtroppo, il tutto ovattato e sminuito da due fattori che a mio parere influenzano alla fine il giudizio su un paese: le questioni ambientali e sociali.
In un mese abbiamo visto la luce del sole solo quattro volte! Gli altri 26 giorni sono stati costantemente segnati dallo smog che nasconde, sovrasta e ingloba tutto quello che si trova in terra ed in cielo. Giustamente le tematiche ambientali sono prioritarie in Europa e poi però, basta andare in una delle nazioni considerate emergenti per vedere come il paese più popoloso della terra non abbia la minima idea di cosa voglia dire salvaguardare il futuro!
Smog ma non solo, sporcizia ovunque, fiumi e mari pieni di rifiuti di ogni genere e livelli igienici non proprio da primato.
Il tutto aggravato dal comportamento di gran parte dei cinesi: rumorosi, irrispettosi, poco inclini al confronto e del tutto ignari di quanto succeda fuori dal loro paese o, peggio ancora, di quello che il loro paese è stato.
Certo la colpa non può ricadere solo sul singolo cittadino, c’è stato, e c’è tuttora chi ha insegnato loro a non pensare, chi ha cancellato la loro storia millenaria per ricostruire un uomo vuoto facile da controllare e dirigere, chi ha buttato al vento tradizioni e valori per creare piccoli automi senza cognizione di causa.
Certo generalizzando si sbaglia e abbiamo incontrato anche tante persone cordiali e desiderose di conoscere e conoscerci ma troppo spesso abbiamo notato questo comportamento funesto di chi è stato per troppo tempo isolato vessato abituandosi così alla sola realtà conosciuta.
La Thailandia invece ci ha sorpreso per il calore dei suoi abitanti, i sorrisi, le richieste di aiuto malgrado la lingua fosse un muro, sono sempre stati presenti nei nostri 20 giorni spesi esplorando il paese. Con una cucina di alto livello e con un’accoglienza decisamente migliore sicuramente è uno dei paesi nei quali ci siamo trovati meglio.
Il Vietnam è un paese particolare; colpisce la fierezza dei sui abitanti che hanno, nel tempo, resistito a guerre ed invasioni di ogni tipo. Il paese si divide tra scenari naturali di una bellezza disarmante che però purtroppo sono scarsamente preservati come accade spesso in Cina. La Baia di Halong dovrebbe essere un gioiello naturale ma in realtà, se pur gli scenari siano mozzafiato, accade che le piccole anse siano un ricettacolo di rifiuti che stona con l’ambiente circostante.
La Cambogia è un paese molto povero che ancora sta cercando di riprendersi dalla barbarie del regime di Pol Pot. Nei magici templi di Angkor Wat ci si dimentica delle frustrazioni subite da una popolazione che è stata sterminata per un terzo durante i tre anni della dittatura dei Khmer Rossi.
Del Laos abbiamo visto poco ma, pur essendo un paese molto povero ci ha meravigliato per le sue giungle incontaminate e per la spiritualità di cittadine come Luang Prabang.
Speriamo che il nuovo corso birmano possa far progredire il Myanmar, paese che ci ha colpito per la bellezza dei templi ma anche per l’arretratezza.
Tre mesi in Asia sono tanti e ci hanno provato. Le abitudini, il cibo, la mentalità e la cultura sono, come è giusto che sia, lontane anni luce dalla nostra e forse siamo troppo occidentali per poter comprendere appieno alcune cose o per adattarci fino in fondo a un mondo nel quale non siamo cresciuti.
Salutiamo però l’Asia con affetto e sicuramente sarà un arrivederci e non un addio; ci sono ancora tanti paesi da vedere e tante realtà nuda scoprire che ci spingeranno a tornarci prima o poi.
Ci aspetta la Nuova Zelanda e il ritorno parziale alla nostra cultura.